Galileo figlio della Chiesa
Come tutti sanno il contrasto che oppose Galilei alla Chiesa, riguardò il conflitto tra due visioni cosmologiche: quella geocentrica, tolemaica, che poneva la terra al centro dell’universo, e quella copernicana, eliocentrica, che considerava la terra, ruotante insieme ai pianeti e agli astri intorno al sole immobile.
La visione scientifica tolemaica, bimillenaria, che, anche se estremamente complicata, aveva comunque consentito una descrizione soddisfacente del movimento degli astri, sembrava essere confermata da alcuni passi della Scrittura ( Giosuè 10,12) e quindi, difesa dalla maggior parte dei teologi.
Copernico (canonico domenicano) aveva inteso la sua teoria come una congettura che, ponendo il sole al centro dell’universo, consentiva una descrizione matematica del movimento degli astri molto più semplice.
Essa era liberamente insegnata e discussa nelle università come ipotesi matematica.
Galilei, sosteneva la teoria copernicana, intendendola come quella capace di dare la rappresentazione reale del movimento.
In tal modo si scontrò con l’autorità ecclesiastica e fu costretto all’abiura, agli arresti domiciliari, sostituiti,infine con l’obbligo …della recita dei sette salmi penitenziali, una volta la settimana.
Questo, schematizzando, forse oltre ogni misura.
La vicenda di Galilei, è divenuta, a partire dall’Illuminismo, nella convinzione di molti, il caso mitico e emblematico del carattere autoritario e intollerante dell’autorità ecclesiastica e dell’irrimediabile contrasto tra la fede e la ragione, tra la fede e la scienza.
Quello che appare inaccettabile alla mentalità moderna è il fatto che un’autorità religiosa possa intervenire nelle questioni scientifiche , limitando, in qualche modo, la libertà di ricerca.
In tal modo, però, si trascura completamente la dimensione storica dei fatti.
L’intreccio tra autorità religiosa e potere temporale è un dato che la storia ci consegna ad un certo stadio del suo sviluppo.
Non sappiamo quali possono essere i criteri per formulare un giudizio sull’ordinamento sociale in
una determinata epoca e sull’influsso che la religione vi ha esercitato.
Durante l’impero romano, per esempio, l’imperatore si considerava il capo della cristianità, il difensore dell’ortodossia, e il diritto romano, equiparava l’eresia al reato di tradimento.
La stabilità dell’ordine sociale era garantita da un insieme di valori religiosi, culturali e scientifici, in una visione unitaria del sapere in cui gli elementi sono intimamente connessi.
Questo era vero in Italia e altrove.
Lasciamo agli storici questo impegnativo giudizio.
Vediamo nel merito il punto cruciale del contrasto.
Forse non tutti sanno che Galilei, non possedeva alcuna prova certa che il sole fosse immobile, come riconoscono ormai tutti gli scienziati ( quella fondata sul movimento delle maree era errata).
Così, egli sosteneva come vera, quella che era soltanto una ipotesi non confermata dai fatti.
D’altra parte, molti teologi ritenevano che il movimento reale degli astri fosse quello che la Bibbia in qualche modo sembrava confermare in diversi passi, e cioè, quello descritto da Tolomeo.
La cosa singolare è che quando Galilei parla delle Scritture, egli mostra di essere un esegeta migliore dei suoi avversari, mentre i teologi, quando argomentano scientificamente sul carattere ipotetico delle teorie cosmologiche, fanno affermazioni giuste e oneste.
Galileo non dubita della verità della Bibbia:” ..non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che sia penetrato il suo vero sentimento, il quale non credo che si possa negare essere molte volte recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole”.
In tal modo, la Bibbia viene sottratta al suo senso letterale e liberata da una particolare teoria fisica.
D’altro canto, le autorità ecclesiastiche non dubitano mai del valore della ragione e della scienza.
Ciò è documentato in modo inoppugnabile dalle parole da uno dei protagonisti della vicenda, il Cardinale Bellarmino:” …dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo….allhora bisognerai andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie. Ma io non crederò che ci sia tal dimostratione, fin che non mi sia mostrata.”
In tal modo, il grande scienziato, sembra anticipare, ciò che è un dato acquisito per i moderni, e cioè, la pluralità delle regole di interpretazione della Sacra Scrittura, e del fatto che essa non si occupa, evidentemente, degli aspetti scientifici del mondo; il Cardinale Bellarmino, da parte sua, ha una posizione,che, dal punto di vista epistemologico è profondamente giusta.
Come ognuno può rilevare, vi sono punti importanti di convergenza.
Purtroppo, l’errore dei teologi del tempo e della gerarchia, fu di ritenere che la centralità della terra fosse un dato che risultava dalle Scritture.
Per questo Galilei ebbe a soffrire da parte di uomini di Chiesa , anche se le pene comminate furono molto lievi e continuò a ricevere la stima e l’amicizia di alti prelati e Pontefici.
Bisogna anche aggiungere che, se Galilei avesse potuto provare ciò che affermava o si fosse attenuto a ciò che aveva promesso, e cioè, di trattare la teoria come ipotesi, non sarebbe sorta controversia alcuna.
Insomma, il torto della gerarchia sta nell’avere ritenuta vera la teoria geocentrica, fino a prova contraria, non sulla base di meri aspetti scientifici,ma anche sulla interpretazione letterale della Bibbia.
Il torto di Galileo sta nell’avere ostinatamente, presentato una ipotesi come una teoria vera, senza avere prove irrefutabili.
( E’ degno di nota che, in seguito allo sviluppo della fisica, in particolare con Einstein, con l’abbandono dei concetti di spazio e tempo assoluti, e quindi di un sistema di riferimento assoluto, rispetto al quale rilevare il movimento reale dei corpi, nessuno oggi afferma che vi è un centro immobile nell’universo. In questo senso, i passi della Bibbia che, evidentemente, si limitano a descrivere la percezione comune di un osservatore sulla terra, conservano la loro validità).
Si può dimostrare che Galileo non venne formalmente accusato di eresia, ma di disobbedienza ad un provvedimento disciplinare, non dogmatico (non impegnava il magistero ecclesiastico nella definizione di una dottrina di fede).
La bibliografia sul caso Galilei è sterminata, in essa domina quel giudizio malevolo di cui si diceva all’inizio, dell’incomponibilità del contrasto tra la fede e la ragione, responsabile di una forma di sordità culturale per tutto ciò che la Chiesa propone e insegna. Non è un caso che è stato un fisico a farsi promotore della raccolta di firme all’università La Sapienza di Roma e che ha reso oggettivamente inopportuno la visita del Pontefice.
Vorremmo affiancare a questa visione di una Chiesa, nemica della scienza, alcune semplici considerazioni, aiutati proprio dal genio del grande scienziato di Pisa.
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Dio ha tutto disposto con misura, calcolo e peso ( Sap. 11,20).
La cultura cristiana, non soltanto non ha ostacolato la nascita della scienza sperimentale ma, con la sua concezione di un universo ordinato e buono ( Cosmos), ha fornito una idea feconda per la ricerca razionale delle leggi che regolano i fenomeni. La fede nell’esistenza di un ordine, di una legge, è un prerequisito per la ricerca scientifica: nessuno si metterebbe a cercare ciò che sa non esistere.
Se il mondo fosse governato da demoni capricciosi, l’impresa scientifica sarebbe disperata.
Secondo la concezione cristiana, la creazione è la materializzazione del pensiero originario di Dio, del Verbo ( Logos), possiede quindi un ordine (anche morale) che può essere conosciuto.
La Scrittura proviene dal medesimo Logos, che è la Verità. Non vi può essere contraddizione.
Questa è la profonda convinzione di Galilei.
“Non poter mai la Sacra Scrittura mentire…perché, procedendo di pari dal Verbo Divino la Scrittura sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice de gli ordini di Dio..” (lettera di Galilei a Benedetto Castelli).
Qui viene affermata chiaramente l’armonia necessaria tra la fede e la scienza proprio da chi rappresenta, per molti, l’emblema del loro contrasto.
In tal senso, non vi può essere limite alcuno al desiderio di conoscere e di procedere (in modo lecito) per una investigazione sempre più profonda della natura.
Mai Galileo dubitò del carattere ispirato delle Scritture “..io qui direi che quello che intesi da persona ecclesiastica cosituita in eminentissimo grado, ciò è l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vada al cielo, e non come vada il cielo” ( lettera a Cristina di Lorena).
Quello stesso Spirito che asseriva di avvertire nei suoi studi e ricerche, come una presenza che lo preveniva e lo aiutava.
Galileo fu un figlio vero della Chiesa cattolica, alla quale donò due figlie suore e mai rinnegò la sua appartenenza ad essa.
Si racconta che morì sospirando il nome di Gesù.
Carlo M.