Quando tuo figlio ti interrogherà sulla sofferenza
Tanti anni fa chiesi a mia madre: “ma Dio è cattivo? Perché Antonio è morto? (un mio amico d’infanzia)
Non ottenni nessuna risposta e questo silenzio non l’ho mai dimenticato.- Solo oggi, che sono nonno, ho cominciato a comprenderlo.- Non sono uno psicologo, né uno storico e tanto meno un filosofo, ma sento il desiderio di parlare oggi con la mente rivolta ai bambini che si confrontano con quel mondo sconosciuto e oscuro che è il mondo degli adulti, i quali si scoprono più impreparati dei bambini.- Molti genitori evitano intenzionalmente di parlare di questi argomenti con i loro figli, considerandoli prematuri (bambini ed argomenti).-
In questo modo si rendono – la morte e la sofferenza – come tabù, nello sforzo ingenuo di far persistere nel bambino stesso, l’illusione di un mondo intatto, non scalfito da alcuna lacerazione.- Ma un mondo così non esiste e non è giusto farlo scoprire a loro da soli, senza il nostro aiuto, solo perchè gli adulti, per primi, si rifiutano di riconoscere la realtà.-
Questo costituisce, nei loro confronti, un atto di violenza imperdonabile, nel senso che, forse, loro non ce lo perdoneranno.- Con i figli si può giocare, essere severi, duri a volte, ...ma mai mentire.-
Così facendo non ci rendiamo conto, però, che i bambini avvertono comunque il peso reale della sofferenza e del male presenti nel mondo e che, non di rado, queste esperienze scuotono in modo determinante la loro fiducia in Dio.-
L’equazione infantile e semplice: se Dio è buono, perché si soffre? Ovvero, certe cose toccano agli altri (ai grandi) e quando io diventerò grande potrà capitare a me e non so il perchè.- Allora Dio non è buono e comunque qualcosa non quadra.-
Se genitori tacciono e pensano di creare un baluardo in difesa del figlio, si accorgeranno ben presto che la difesa è fragile e hanno indotto il figlio al dubbio nichilista.- Le cose non stanno così.- I più fragili sono i genitori dubbiosi, coloro che affermano di voler essere “amici” dei figli, i liberisti, gli aperti, moderni e progressisti e, fondamentalmente, genitori scettici oppure apertamente anticlericali.- La verità difficile da accettare per tutti è che non esiste il mito dell’infanzia e fanciullezza beate.- Non esistono età beate.- Esistono le età e basta.-
Vorremmo costruire per loro uno spazio recintato in cui essi possono vivere e crescere liberi e senza pensieri.-
Ma presto ci accorgiamo che i piccoli, indipendentemente dai nostri desideri, dovranno scontrarsi con la realtà, e accorgersi, loro malgrado, che “quella” realtà è diversa dal castello di sogni e illusioni che abbiamo costruito tenacemente intorno a loro.- Facciamo fatica ad usare aggettivi come “triste” oppure “solo”.- Pensiamo che la loro vita sia regolata solamente dai cinque sensi oppure che tutto possa bastare per dire: “mangia”, “bevi”, “dormi”, “studia”, “per favore”, “evviva”....”buon compleanno etc... Tutto il resto è pura immaginazione oppure semplicemente non esiste....- Invece le cose non sanno così.- Le nostre barricate sono inutili e come tutte le cose inutili, pericolose.-
Già nel 1925 Thomas Mann , nella sua novella lunga “Disordine e sofferenza precoce” dimostrò fino a che punto i bambini siano impotenti e vulnerabili di fronte alla sofferenza e, soprattutto, alla “propria” sofferenza
Egli descrive (lo dico in due parole) il dolore di una bambina che non trova alcuna comprensione nel suo ambiente, perché il motivo della sua sofferenza appare banale agli occhi degli altri, cioè degli adulti.- E questo accade ancora oggi.- Quando i nostri figli tornano da scuola, per esempio, chiediamo loro come è andato il compito o l’interrogazione...ma non chiediamo mai “come stai? ,come ti senti...cosa pensi....stai bene?...”
Certo, di per sé, la sofferenza non è qualcosa di positivo, qualunque ne sia la causa o comunque si manifesti, ma chiudere gli occhi e minimizzare l’angoscia di un adolescente di fronte al dolore, il “suo” dolore, significa cadere vittime di una pericolosa illusione.- E spesso sono proprio i genitori cristiani quelli che corrono di più il rischio di voler conservare i loro figli in uno spazio protetto e illusivo, finto, ambiguo, non vero, entro il quale la prima vittima è la figura misericordiosa e paterna di Dio.-
Diciamoci la verità: la sofferenza fa parte natura umana.- Dobbiamo guardarla negli occhi ed imparare ad accettarla ogni volta che appare inevitabile, altrimenti non potremmo comprendere mai nemmeno il dolore degli altri, cioè del nostro prossimo.-
Nelle esperienze di sofferenza ci imbattiamo nei limiti della nostra esistenza ed avvertiamo la fragilità del nostro essere.- A differenza degli adulti, i bambini e gli adolescenti non sono in grado di distanziarsi dalla sofferenza nelle sue molteplici manifestazioni; ne sono in realtà profondamente coinvolti e spesso ne restano feriti profondamente.- Poiché sono esposti senza difesa al dolore, la sofferenza diventa per loro “il male assoluto”.-
Ecco, il male?...perchè il male, da dove viene e perché? Vecchie domande e sempre viene messa in discussione l’immagine e la figura di Dio che sembra restare inerte, indifferente di fronte alla morte di un amico, il nonno, cosi come le tragedie collettive come Auschwitz, Sobibor, Maydanek, o i gulag siberiani...- Si capisce come la faccenda si complica perché sono coinvolte la mente ed il pensiero, la coscienza individuale, i sentimenti, gli affetti e la ragione.-
Porsi queste domande è lecito, normale, umano ma è porre domande scorrette.- A prescindere dal fatto che i mostruosi misfatti commessi dagli uomini contro i loro simili non sono mai mancati in nessun periodo della storia, essendoci sempre stati genocidi, stragi, e torture, poiché il male che è in noi non cessa mai di esercitare i suoi effetti, in quelle domande contrabbandiamo l’idea di un Dio che debba, attraverso prodigi, difendere l’umanità dalla sua stessa malvagità , per farla felice nonostante le ferite provocatesi da se stessa.-
Allora la domanda che dobbiamo imparare a porci (e poi a rispondere ai nostri figli) è: non da dove viene il male? bensì: dove ci conduce? Non si tratta di sterili speculazioni o di frasi ad effetto, ma di coraggiosi tentativi per continuare a vivere e a credere.-
Dio non sarebbe Dio se non fosse nascostamente operante in ogni avvenimento, anche quello che appare il più banale.- Nessuno può rimanere indifferente o turbato di fronte al dolore di un suo simile, alla morte di un figlio o una figlia per esempio.- Anche qui l’origine della sofferenza rimane oscura e misteriosa e continua la domanda: dove mi porterà tutto questo?.- Chiedersi, invece, il perchè come un’accusa potrebbe solo portare chiunque alla disperazione, credente o no.-
Forse possiamo cominciare a smetterla di pensare che: il dolore nobilita l’uomo, purifica i suoi pensieri dall’orgoglio e dalla superficialità, amplia i suoi orizzonti e...bla, bla, bla...bla....
Il cuore dell’uomo è un abisso e il suo dolore un’eco profonda e lontana.- Da tante cose ogni uomo, per quanto ben istruito, fa fatica a dedurre la necessità o addirittura la significatività del dolore.- In che senso le bombe all’idrogeno o quelle ”intelligenti” servono a maturare e a mettere alla prova i bambini?.- Forse l’umanità aveva bisogno dell’inferno di Auschwitz o di Dachau per mettere alla prova la fede di tanti uomini? Oppure questo luogo è stato puro divertimento di un folle indemoniato? E quale “necessità” si può ravvisare nel graduale processo di indebolimento e di degrado fisico e psichico dell’anziano?.-
Spesso l’ateismo moderno è una violenta reazione a questa immagine di Dio che, oltre tutto, contrasta nettamente con il volto paterno di Dio rivelatoci in Gesù Cristo.-
La creazione, in realtà, ha come fine la libertà delle creature e non è strutturata secondo un ordine statico, fisso, inamovibile, ma è piuttosto qualcosa di dinamico, ludico cioè gioioso.- Da ciò nasce, però, necessariamente anche l’aspetto negativo, il disintegrante, il mal riuscito, il “prodotto di scarto”.- Pochi giorni fa mi è capitato di leggere una lettera che una bambina scrive ha Gesù in relazione al suo fratellino nato Down: “.....Caro Gesù, ma tu mio fratello lo hai visto proprio così com’è ora, oppure ti sei sbagliato?.......” danni
Le generazioni di questa “civiltà”, il mondo contemporaneo, inoltre tende ad immolare sull’altare del progresso, tutto il mistero della sofferenza e del dolore, soprattutto dei bambini.- Ecco allora comparire l’eutanasia (la “buona morte”), il testamento biologico come frutti di menti evolute e moderne, come il Progresso.- Ma non è solo di mostruosità che parliamo quanto di disperati tentativi di “rimuovere” dalle nostre esistenze il Mistero.-
Di fronte a tali mostruosità che già si stavano manifestando nel secolo scorso e in quello precedente, di fronte a questa irrisolvibile tensione, la libertà si rivela come un grande impenetrabile mistero, dinanzi al quale si può solo tacere.- Dinanzi al mistero del male la filosofia ha fallito e fallisce ancora e le sue armi si sono rivelate inefficaci.-
Siamo solo stati sommersi da un mare di parole e di concetti astrusi che hanno lasciato l’uomo alla ricerca della Verità solo e più confuso di prima.-
Anche il credente, io, tu, tutti insomma, restiamo sgomenti di fronte al profondo abisso della sofferenza (propria o del prossimo); non si trova nessuna risposta al problema del male, per quanto grande e granitica possa essere la nostra fede o quella che pensiamo di avere.- In taki questioni, infatti l’importante non è cavillare quanto ammettere sinceramente l’impotenza della nostra ragione, e l’essere così onesti da non falsare nel dire ciò che realmente pensiamo.-
La nostra speranza – cari amici che state spendendo un po’ del vostro tempo a leggere – è quella che, alla fine dei nostri giorni cioè alla fine dei tempi, Dio sollevi un po’ il velo del mistero.-
E’ vero, Egli conserva la sua incomprensibilità, perché soltanto così Egli può essere il Dio supremo, l’unico motivo della nostra adorazione.- Dinanzi a un Dio comprensibile per lòe nostre categorie mentali, non potremmo più inginocchiarci.- Un dio così non potrebbe essere adorato, né pregato, né servito in quanto sarebbe solo frutto della nostra immaginazione su un altro mondo possibile migliore di questo...-
Vorrei concludere riandando tutti insieme, genitori e figli, ad un pensiero anzi, ritornare su di un unico sentiero che è quello della fede: anche se la nostra ragione non ci permette di fare luce su questa oscurità, tuttavia la presenza e la compagnia del Crocifisso Gesù, irradiano una così grande luce che non dobbiamo aver paura di smarrirci nella tenebra.-
Anche nel più grande dolore sappiamo di essere vicini a Dio, padre di Gesù e padre nostro, capace di moti di tenerezza e delicatezza che il più mite dei padri terreni si sognerebbe soltanto di manifestare.-
Leon Bloy, scrittore e politico francese dell’800 ha detto: “L’unica giustificazione di questo mondo è la Risurrezione”
Facciamo cosi: anche questa volta proviamo solo a riflettere sapendo però che a Dio possiamo dire tutto, letteralmente tutto, persino che non riusciamo più a credere in Lui, però l’importante è dirlo a Lui....Rinunciamo, per amore ai nostri figli più piccoli, ad ogni tentativo di voler “spiegare” la sofferenza, di dimostrare “il senso” e la “logica degli avvenimenti della nostra vita e di chi ci sta vicino.-
Come cristiani, come credenti, considereremo la sofferenza come un interrogativo irrisolto, ma non con un sorriso beffardo stampato sulla nostra faccia, ma con umano sgomento, mantenendo intatta la nostra fiducia in Dio.- Ma mai mentire ai figli! Guai a mentire loro e negare la verità!
Diremo loro che la speranza ci insegna che, alla fine, Dio mostrerà il “ senso” anche della sofferenza, del dolore, del male, ma nessun cristiano – qui ed oggi – potrà mai avere la minima idea di quale sarà quel senso.-
Io so solo una cosa: che Dio è innocente di fronte alle nostre accuse, ai ripudi, alle apostasie, al rinnegamento, alle insinuazioni ai mille dubbi nostri.-
Con la sua morte, Cristo – il Dio Rivelato e apparso nella carne, la carne umana) ha distrutto il nostro male, ha essiccato la fonte, la sorgente del nostro male e del dolore che sono in noi.- Con la sua Risurrezione Dio ha restituito, in Cristo, al dolore e alla sofferenza, il senso che avevamo perduto.-
DIO E’ INNOCENTE di fronte al male, e di fronte al Mistero noi non dobbiamo cercare di capire, ma trovare il coraggio di entrarvi.-
“.......Se dovessi camminare per una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.-
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.-
(Salmo 23 – v.4)
Pescara 14 giugno 2007
ro.ma/46