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Pescara 14/12/2007 – Riflessione
 
 
Il Dialogo, il Diavolo e l’Anticristo: un impressionante dettaglio
 
 
Se si legge con attenzione l’enciclica … C’è un personaggio inquietante e apocalittico che Benedetto XVI evoca, a sorpresa, nella recente enciclica “Spe salvi”: l’Anticristo. Per la verità il papa non cita direttamente questo oscuro soggetto che è drammaticamente preannunciato fin dal Nuovo Testamento, ma lo chiama in causa attraverso una citazione di Immanuel Kant che fa una certa impressione rileggere in questi tempi in cui l’Europa sembra in guerra contro la Chiesa, spesso strumentalizzando alcuni gruppi sociali (come gli immigrati musulmani o le donne o gli omosessuali) per sradicare le radici cristiane e per limitare la libertà dei cattolici e della Chiesa. Scriveva Kant: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore (…) allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un’opposizione contro di esso; e l’anticristo (…) inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull’egoismo). In seguito, però, poiché il cristianesimo, pur essendo stato destinato ad essere la religione universale, di fatto non sarebbe stato aiutato dal destino a diventarlo, potrebbe verificarsi, sotto l’aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose”.

Il Papa sottolinea proprio questa possibilità apocalititca che viene affacciata da Kant secondo cui l’abbandono del cristianesimo e la guerra al cristianesimo potrebbero portare a una fine non naturale, “perversa”, dell’umanità, a una sorta di autodistruzione planetaria, sia in senso morale che in senso materiale (e un tale orrore, peraltro, è oggi nelle possibilità teniche dell’umanità). Essendo l’enciclica un testo molto rigoroso e ponderato, è da escludere che Benedetto XVI abbia evocato l’Anticristo e la “fine dell’umanità” a caso.

Il suo pensiero peraltro è del tutto lontano da suggestioni millenaristiche, c’è dunque da credere che se richiama questi temi scorga veramente nel nostro tempo un confronto drammatico e mortale fra Bene e Male. Oltretutto già in un’altra recente occasione è stata evocata e ben meditata, in Vaticano, la figura dell’Anticristo. E’ accaduto quest’anno, il 27 febbraio, negli esercizi spirituali predicati al Papa dal cardinale Biffi (immagino che i temi siano stati concordati): si è meditato proprio sulla profezia dell’Anticristo (vedi “Le cose di lassù”, ed. Cantagalli). Biffi ha citato infatti il “Racconto dell’Anticristo” di Vladimir Solovev scritto nella primavera 1900, come avvertimento al XX secolo che era agli albori. In quelle pagine il personaggio apocalittico veniva eletto “Presidente degli Stati Uniti d’Europa” e poi acclamato imperatore romano.

“Dove l’esposizione di Solovev si dimostra particolarmente originale e sorprendente e merita più approfondita riflessione” spiega Biffi “è nell’attribuzione all’Anticristo delle qualifiche di pacifista, di ecologista, di ecumenista”. Praticamente un campione perfetto del politically correct. Ecco le parole di Solovev: “Il nuovo padrone della terra era anzitutto un filantropo, pieno di compassione, non solo amico degli uomini, ma anche amico degli animali. Personalmente era vegetariano… Era un convinto spiritualista”, credeva nel bene e perfino in Dio, “ma non amava che se stesso”.

In sostanza questa figura – l’antagonista di Gesù Cristo – si presenterebbe, secondo un’antica tradizione, con gli aspetti più seducenti, una contraffazione dei “valori cristiani”, in realtà rovesciati contro Gesù Cristo, quelli che oggi carezzano il senso comune. L’Anticristo di questo racconto infatti tuona: “Popoli della terra! Io vi ho promesso la pace e io ve l’ho data. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace”. Parole in cui molti sentono echeggiare quell’accusa al cristianesimo (che sarebbe causa di intolleranza e conflitti) oggi tanto diffusa. Tuttavia si sbaglierebbe a ritenere che il Papa stigmatizzi solo e semplicemente l’anticristianesimo dilagante a causa del laicismo, sebbene così aggressivo e pericoloso. C’è molto di più nei suoi pensieri. Proprio Ratzinger, da cardinale, in una memorabile conferenza a New York, il 27 gennaio 1988, davanti a un uditorio ecumenico, soprattutto di teologi, citò lo stesso racconto di Solovev esordendo così: “Nel ‘Racconto dell’Anticristo’ di Vladimir Solovev, il nemico escatologico del Redentore raccomandava se stesso ai credenti, tra le altre cose per il fatto di aver conseguito il dottorato in teologia a Tubinga e di aver scritto un lavoro esegetico che era stato riconosciuto come pionieristico in quel campo. L’Anticristo un famoso esegeta!”.

Questo discorso fu ripetuto dal cardinale anche a Roma, davanti a una platea di teologi cattolici. Molti, in quelle platee, trovarono sicuramente “provocatoria” questa citazione, sia pure espressa con la pacatezza tipica di Ratzinger che esorta tutti, sempre, a riflettere. Essa però esprime la consapevolezza dell’attuale pontefice – e prima di lui di Paolo VI e di Giovanni Paolo II – che il pericolo non viene solo dall’esterno, da una cultura avversa e da forze anticristiane, ma anche dall’interno, da “un pensiero non cattolico” che dilaga nella stessa cristianità, come denunciò con parole drammatiche Paolo VI quando arrivò a parlare del “fumo di Satana” dentro il tempio di Dio.

Che nella Chiesa, specialmente negli ultimi pontefici, sia diffusa la sensazione di vivere tempi apocalittici (non necessariamente “la fine dei tempi”, ma forse i tempi dell’Anticristo) appare evidente da tanti loro pronunciamenti. Inoltre fa riflettere, anche in Vaticano, la gran quantità di “avvertimenti” soprannaturali, che vanno in tal senso, contenuti in “rivelazioni private” a santi e mistici e in apparizioni di quesi decenni: in qualcuna di esse si afferma addirittura che l’Anticristo sarebbe un ecclesiastico di questo tempo (un “pastore idolo” che sconvolgerà la vita della Chiesa), ma è un’immagine che molti interpretano come riferita a un “pensiero non cattolico” dentro la Chiesa, fenomeno che in effetti è ben disastrosamente visibile. Dà un quadro ragionato e illuminante di tutto questo padre Livio Fanzaga nel volume, appena uscito, “Profezie sull’Anticristo” (Sugarco). Un quadro prezioso per comprendere il senso e la preoccupazione di tanti interventi pontifici. Angosciati sia per le sorti della fede che per le sorti dell’umanità.

La particolare attenzione della Santa Sede all’Italia è dovuta al fatto che qui il peso dei cattolici ha dato – come ha sottolineato il Papa stesso - il segnale di una inversione di tendenza rispetto alle devastazioni anticristiane e nichiliste del resto d’Europa. La Chiesa cioè scommette sull’Italia per riportare l’Europa alle sue radici cristiane e alla fede. Per questo allarma fortemente che in questi giorni, nel Palazzo della politica, si tenti di soppiatto – con la connivenza di alcuni cattolici – di reintrodurre un “reato di opinione riferito alla tendenza sessuale” (come lo definisce “Avvenire”) che apre la strada alla “demoralizzazione” del Paese e domani potrebbe fortemente minacciare la stessa libertà della Chiesa di insegnare la sua morale. Oltretutto tale limitazione alla libertà di pensiero e di parola viene pretesa in nome di un’ideologia libertaria, paradosso che fa riflettere amaramente oltretevere, dove questi scricchiolii sono percepiti come pericolosi avvertimenti prima di un possibile crollo.

Antonio Socci

Da “Libero, 8 dicembre 2007
 
Il Dialogo, il Diavolo e l’Anticristo: un impressionante dettaglio
 
 
 
E’ di questi giorni, accompagnata da un tempestivo tam-tam mediatico, la notizia di quelle che sono definite le “Lettere” di Madre Teresa, nelle quali la Beata aveva affidato le sue esperienze personali del suo lungo e straordinario cammino nel Cristianesimo.- E così in tanti si sono precipitati a dire la loro, perché il mondo è pieno di coloro che sanno tutto e capiscono tutto e, quindi, possono spiegare tutto ai cristiani allocchi che non capiscono niente.- Lo spiegano, in modo particolarmente ricco di particolari, quando si tratta appunto di rivolgersi ai cosiddetti credenti.-
 
Cosa è accaduto?.- Recentemente sono venute alla luce alcune lettere di Madre Teresa in cui la religiosa sembra dubitare della propria fede.- In una c’è scritto: “Soffro per cercare e non trovo Cristo, per l’ascoltare senza udire”.- E ancora: “Signore, mio Dio, perché mi hai abbandonato? Io ero la figlia del tuo amore, divenuta ora la più odiata, quella che tu hai respinto....”  Commentando le lettere, Giuliano Ferrara, a mio parere uno dei più sfacciati voltagabbana che siano apparsi negli ultimi cento anni, in un suo editoriale su “Il Foglio” ha definito Madre Teresa “un’atea devota”.-
 
Caro Giuliano Ferrara e consimili, a te e voialtri sfugge il particolare che Madre Teresa non era Oriana Fallaci.- Gli atei devoti non credono in Dio ma difendono la civiltà cristiana e il culto; non credono che la fede apra le porte del cielo, ma sono convinti che la religione sia necessaria all’umanità, alla identità culturale dei popoli, alle sue forme politiche e civili.- Nessuno però sino ad oggi si è degnato di spiegare di che cavolo di identità (ripeto: identità) si tratti.- Forse quella tra Greci e Maori? Quella tra Italiani e Lapponi? Oppure quella, forse, tra Spagnoli e Pigmei?.- Ve lo immaginate voi un siciliano che si nutre di grasso di foca o che si mette a dare la caccia ai narvali?.- Oppure un Maori che decide di mangiare spaghetti al pomodoro.- Ma per favore!
 
Andiamo avanti.- Madre Teresa non aveva invece di queste preoccupazioni.- Cercava Dio e trovava il deserto, e soffriva l’aridità, la solitudine, lo smarrimento.- Forse la tormentava l’assenza di Cristo, mentre i magnifici atei devoti non si pongono il problema di Dio, curandosi dei propri effetti storici e civili.-  Madre Teresa non scopriva il Cristianesimo in reazione all’avanzata dell’Islam, come invece accade agli atei devoti, ma al contrario, vedeva il Cristianesimo oscurarsi, eclissarsi e, per conto suo, entrare in “una notte oscura”.....-
 
Io sono certo e dobbiamo essere tutti certi, per dare forma e senso al nostro essere cristiani oggi, che i dubbi di Madre Teresa abbiano attraversato quasi tutti i santi e i sacerdoti, persino i Papi, a volte divorandoli nella carne e nello spirito.-
 
Quando si spalanca l’abisso è difficile chiudere la porta.-
E’ più facile che si volga lo sguardo dall’altra parte, ci curiamo d’altro, viviamo la disattenzione che ne consegue, come una grazia, un sollievo, un pericolo scampato, a riprova della nostra fragilità imperfetta.- Ma è lo stesso abisso che si è spalancato davanti agli occhi di Cristo sulla Croce, davanti a S. Teresa d’Avila che per ben 18 anni ha sperimentato il silenzio di Dio.- E’ lo stesso abisso che si è spalancato davanti agli occhi di S. Francesco d’Assisi, di S. Caterina da Siena, di S. Giovanni della Croce, di S. Giovanni Bosco....e anche il mio e il tuo.-
 
Ma queste cose sono di poco conto, per i progressisti e gli atei devoti che vanno anche a Messa e fanno battezzare i propri figli e li fanno sposare in Chiesa ma che al momento opportuno, fanno tranquillamente abortire le proprie figlie......- Per costoro volgere lo sguardo dall’altra parte vuol dire occuparsi della propria vita, ripiegare sul tempo e sulle sue seduzioni, baloccarsi, gingillarsi tra lavoro, amore, salute, piaceri e affanni quotidiani.- Per i testimoni della Fede invece, distrarsi vuol dire spostare le attenzioni amorose dal cielo alla terra, attraverso l’esercizio della Carità che, essendo la manifestazione dell’amore di Dio, Dio stesso nella carità, accetta tutto, tutto sopporta, tutto ama, tutto crede, e prima proprio coloro che (atei) hanno il diritto di sapere come si fa ad essere cristiani.-
 
E’ ciò che ha fatto Madre Teresa con tutto il suo fardello di dubbi e certezze, amore a Cristo e lamentazioni per la sua assenza.- Lo ha fatto nei nostri anni , davanti ai nostri occhi, anni che si sono decisamente spostati sul piano della Carità, della fratellanza, proprio quando crede di aver sentito meno la presenza del divino e del sacro.-
 
Purtroppo quando smetti di credere alla vita ultraterrena dei corpi e alla immortalità dell’anima, riversi la tua Fede nell’assistenza e nei surrogati terreni dell’immortalità.- Come se la preoccupazione suprema per un credente fosse quello di prolungare questa vita e non piuttosto darle un senso e una proiezione oltre la vita stessa.-
 
Ma attenzione! Non che solidarietà, fratellanza, impegno sociale, amore per la pace, il ripudio della guerra non si addicano ad un credente: solo che la Fede e Carità non prescindono l’una dall’altra.- Mi spiego meglio (almeno spero): il cristiano “adulto” può operare certamente “tutto” senza rinunciare all’una o all’altra virtù per apparire impegnato.....- Il suo obiettivo è l’Amore all’altro.- La solidarietà, la fratellanza, l’impegno, l’accoglienza, senza la Fede sono solo manifestazioni di puro egoismo.- Così non si aiuta l’altro ma solo se stessi.-
 
Ed allora la tragedia di Madre Teresa non riguarda solo lei; riguarda la Chiesa e i suoi sacerdoti, i suoi figli,, credenti e praticanti.- Difficilmente troveremo oggi veri credenti profondamente convinti e mai dubbiosi.- I “mai dubbiosi” sono solo malati di moralismo senza saperlo.-
Agli altri resta un cammino più difficile e tortuoso: più che scommettere sulla presenza di Dio, scommettono al contrario sulla impossibilità di pensarne fino in fondo l’assenza.-
Di Dio, di un disegno intelligente, di ognuno di noi oltre la vita.- Non è possibile accettare una vita, questa vita, priva di senso e di continuità, non riusciamo a concepire che tutto finisca e che ci sia il nulla oltre il buio.-
 
Non possiamo credere che sia tutto un incrocio di atomi e vuoto assoluto, una danza frenetica tra Caos e Caso.....No! Non è possibile
Madre Teresa forse smarrì Dio nella sua “notte oscura”, e sperimentò la paura del buio, l’orrore del vuoto.- Spaventata, chiese di distruggere le sue carte.- Forse non riusciamo più a portare il peso dell’esistenza di Dio, che confondiamo col peso della nostra vita priva di senso, , ma certo non sopportiamo il peso di sentirci suoi orfani.-
 
Ditelo a Odifreddi, Hitchens, Onfray e a tutti gli altri atei giulivi e pubblici bestemmiatori.-
 
E’ difficile credere in Dio? E’ molto più difficile credere al buio.-
 
 
Bentornata in Pparadiso, Madre Teresa! Bentornata a casa tua!.- Ma fa che nessun cristiano sia mai privato in questa vita, della propria “notte oscura”, se veramente hai amato gli infelici e i sofferenti..-
 
 
 
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